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martedì 3 aprile 2012

Marchio ambientale comprensibile al consumatore


Come può una azienda, anche piccola, dare il proprio contributo per contrastare il cambiamento climatico in atto?

Da cosa è causato?
L’effetto serra ad esempio, è un fenomeno benefico, se lasciato a come si trova in natura. Tale fenomeno , naturale e utile, assicura il riscaldamento del nostro pianeta ed è legato alla presenza di alcuni gas atmosferici quali l’anidride carbonica, l’ozono, il metano. Questi gas agiscono come una sorta di vetro trasparente che avvolgendo il Pianeta consente alla radiazioni provenienti dal sole di lavorare come filtri, ostacolando il passaggio di parte delle radiazioni infrarosse provenienti dalla terra e dalla bassa atmosfera e, quindi, trattenendo calore. Questo se stiamo alla natura.
Invece l’uso massiccio e necessario oggi di combustibili come il petrolio ed il gas, le attività agricole intensive e il cambiamento di uso del suolo (sempre meno foreste)hanno determinato un aumento drammatico delle concentrazioni dei gas serra di origine umana.
L’atmosfera quindi può trattenere ancor di più il calore, modificando il sistema climatico terrestre sia a scala globale sia locale.
Poi ci sono altre categorie da valutare come effetti negativi:
impoverimento delle materie prime (che non sono rinnovabili)
acidificazione (le famose piogge acide)
e così via.

Che contributo (involontario) fornisce l’azienda colla sua attività?
Per saperlo si organizza uno studio LCA (ciclo di vita) magari semplificato. Significa valutare il peso delle materie prime che si utilizzano, l’energia che serve per lavorare, scarti emissioni rifiuti inevitabilmente generati, il costo ambientale dello smaltimento del prodotto fabbricato, una volta sia da buttare usato.
Da questo studio si possono individuare i fattori più pesanti e si trova come sostituirli con altri più “eco-compatibili”. Poi si creca di migliorare l’efficienza energetica dei propri processi, e magari l’utilizzo del fotovoltaico.
Una scaletta di scelte (vedere se ce ne sono di possibili):
·         Usare materie prime naturali (che si rinnovano e non si esauriscono)
·         Usare materiali riciclati
·         Usare materiali riciclabili dopo l’uso
·         Sostituire sostanze tossiche, irritanti eccetera
·         Eccetera

Per questo si usano le etichette ambientali, magari le certificazioni ambientali.
  
Un esempio molto “semplificato”:

per la borsa portadocumenti - custodia del computer, oppure la custodia per la macchina fotografica:

MATERIALI
a.    Scegliere prioritariamente materie prime naturali (tra le fibre tessili)
b.    Poi passare a materiali riciclati (plastica ad esempi)
c.    Evitare colori e colle tossici
d.   Scegliere materiali che poi si possano riciclare dopo l’uso
e.    Scegliere materiali i cui sfridi di lavorazione siano riciclabili

ACQUISTI
·         Ciclo corto oppure ciclo chiuso

PROCESSO DI FABBRICAZIONE
Cercare di ispirarsi a quanto prevede la ISO 14000

Precedere per quanto possibile il riciclo – riutilizzo dell’usato.
(esempio della Nike)

ETICHETTATURA AMBIENTALE
Sulla base delle scelte fatte precedentemente utilizzare l’etichettatura ambientale più adatta (libera o certificata).