Controllo Documentale

Sei un importatore e vuoi sapere se le carte che ti danno vanno bene? Vuoi un fascicolo tecnico da far vedere ai tuoi clienti per renderti affidabile? Questo è il nostro lavoro

giovedì 13 settembre 2012

Certificare prodotto - Marchio CE come fare?


Nei momenti di crisi è normale tentare nuove strade e per questo  introdurre nuovi prodotti e nuove macchine. Magari qualcosa di innovativo, più semplice e produttivo.

Conviene cercare tra produttori extraUE, e importare? O è meglio progettare e produrre in proprio? Si tratta di un problema complesso da risolvere e ottimizzare, da tanti punti di vista: tecnico -economico – gestionale - finanziario.

Ma quello che a noi interessa in questo contesto riguarda la direttiva macchine.
La Nuova Direttiva macchine.
Produrre in proprio una nuova macchina significa affrontare normative con cui non si ha dimestichezza e di cui non si è certi di saper cogliere tutti gli aspetti, perché non ci si è abituati.
Importare lo stesso pone problemi analoghi, con la difficoltà di doverne discutere con il fabbricante e di dover chiedere la corretta e completa documentazione necessaria.

In breve – senza dilungarsi in complessi schemi di valutazione – bisogna considerare principalmente gli aspetti che comportano:
Indagare per trovare se esiste una norma armonizzata (europea), o più di una, che riguardi più o meno da vicino la macchina cui stiamo pensando
Indagare per vedere se vi sono altre direttive europee, oltre alla direttiva macchine,  eventualmente attinenti
Valutare se vi sono test che necessariamente bisogna fare o far fare, per sapere se la macchina cui si pensa è conforme
Valutare se i componenti che si devono acquistare sono disponibili corredati della necessaria documentazione di conformità.
Le fasi di lavoro possono ad esempio essere le seguenti:
Prima Fase:
Un’indagine preliminare per individuare per ogni prodotto le seguenti variabili:
Caratteristiche dell’utilizzatore
Caratteristiche ambientali di dove viene installato
Destinazione d’uso
Funzionamento
Fabbricato/Assemblato in EU o importato da extra UE
Sulla base delle informazioni possiamo quindi determinare quali direttive europee cogenti applicare a ciascun prodotto.

Le più probabili sono:
LVD – Bassa Tensione
EMC – Compatibilità Elettromagnetica
RTTE – Radio e Telecomunicazioni
Rohs – Materiali utilizzati
MDD – Dispositivi Medici
Atex – Prodotti per Atmosfere Esplosive
Metrologia - 2004/22/CE
MD – Direttiva Macchine 2006/42
Quindi possiamo individuare le norme tecniche armonizzate (HS) specifiche per ogni prodotto e per ogni direttiva.
Sulla base di tutte le informazioni raccolte si può sapere quale sia l’iter di certificazione ottimale per ogni prodotto e se serve o meno un ente terzo (Notified Body).
Seconda Fase
Solo dopo aver conosciuto e determinato tutto questo percorso specifico per ogni vostro prodotto possiamo costruire il Fascicolo Tecnico per la marcatura CE.
Tutto il lavoro fatto preliminarmente è ovviamente propedeutico per la seconda fase.
In questa fase saranno costruiti:
Fascicolo Tecnico
Manuale Uso e Manutenzione
Dichiarazione di Conformità
Marcatura CE
Nel caso in cui invece si preferisca importare bisogna:
Esaminare bene il prodotto da tutti i punti di vista (materiale, forma, funzionalità, utilizzatori ecc) specialmente nei modi di uso inaspettato ed anomalo, oltre che quello normale previsto, per valutare i rischi eventualmente esistenti;
Esaminare quali sono le  Direttive applicabili e/o Regolamenti cogenti;
Trovare normative attinenti cui riferirsi per dimostrare la rispondenza ai requisiti essenziali richiesti
Analizzare di conseguenza la documentazione fornita dal produttore extra-europeo per verificare la rispondenza e la completezza;
Controllare di conseguenza l’etichettatura e le info allegate al prodotto che consegnate al cliente
In particolare tra la documentazione da richiedere al produttore vi sono i test report, ad esempio rumore – vibrazioni – campi elettromagnetici e così via. Non bastano dei semplici attestati do conformità, perché l’importatore risponde in prima persona della sicurezza del prodotto e gli enti di controllo (ad esempio la dogana) cercano tutte le evidenze oggettive necessarie.

Nel caso poi in cui si preferisca importare bisogna porre attenzione alla scelta del fabbricante: la conformità della macchina esaminata dall’ente o dal laboratorio non comprova la conformità di tutta la produzione. Bisogna essere ragionevolmente certi che la costanza qualitativa della produzione sia assicurata da una buona organizzazione e gestione.

In pratica la direttiva macchine, se applicata con metodo e seguendo le HS che la accompagnano, può essere anche un mezzo per migliorare il proprio sistema qualità. Se da esempio si seguono le norme “12100” e “14121”, per valutare situazioni – attività – rischi e misure di sicurezza applicate, sicuramente si mettono in discussione modi di lavorare superati o inefficienti e si è costretti a riesaminare un po’ tutto.

Questo vale a nostro parere sia per chi importa sia per chi produce.
Nel caso della macchina per caffè ci si trova davanti a molteplici problemi:
garantire la sicurezza dell’utilizzatore, che può essere anche uno sprovveduto o distratto, che non deve scottarsi o entrare in contatto con la corrente elettrica.
Garantire la igienicità dei materiali utilizzati nell’assemblare la macchina: né i metalli né la plastica devono rilasciare sostanze proibite come cromo o ammine.
Inoltre i componenti elettrici acquistati e quelli di sicurezza devono essere certificati correttamente, altrimenti non si ha la certezza che la macchina assemblata è sicura.
L’esperienza insegna che in tutti e due i casi, sia che si importi sia che si produca in proprio, è molto complicato avere tutte le carte in regola. La maggioranza dei produttori extraUE si basano sul prezzo di quello che vendono, piuttosto che sulla conformità, e sono riluttanti a fornire subito tutta la documentazione – che pure già hanno – ma che richiede lavoro impiegatizio aggiuntivo.
I produttori di componenti – anche italiani – badano molto in generale alla concretezza del prodotto e non si curano, molto spesso, delle regole e delle normative. È arduo spesso mettere insieme tutto quello che serve.

Si tratta di un percorso che tutti stiamo facendo e di cui si intravedono esiti positivi sulla base del meccanismo “a cascata”: per non rischiare – rischiare il meno possibile – chi compra una macchina chiede tutta la documentazione necessaria e dipsone magari di un RSPP esigente e scrupoloso. Quindi il fornitore della macchina è costretto a sua volta a chiedere tutta la documentazione a chi gli fornisce la macchina, i materiali, i componenti. E così via. Gradualmente la filiera si adegua e migliora.